In viaggio con l’AIKIDO
Le stagioni della crescita
La via dello Shodan
SHINI MO SENUTTABINE NO HATE YO AKI NO KURESONO ARRIVATO FINO A QUI SENZA MORIRE E FINISCE L'AUTUNNO
(M. BASHŌ)
Intro
Un cammino ancora da seguire, da continuare. Sono passate stagioni e con loro i momenti belli e spensierati, quelli pregnanti di senso e di maturazione, ma anche le difficoltà e gli ostacoli nella vita di tutti i giorni che spesso hanno reso complicata e difficile la pratica al dojo.

Jim Breen's Ukiyo-E Gallery - Hokusai's Fuji Scenes
E' con queste premesse che apro questo piccolo scritto a riassumere ed esprimere alcune delle ultime consapevoli elaborazioni sui principi dell'aikido. Con umiltà e senso d'inadeguatezza affronto anche questa prova. Ogni stagione è ricca di doni e porta con sé i suoi frutti, finisce l'autunno e arriva l'inverno, l'aikido risolve ogni conflitto e genera una visione aperta: anche questa stagione disvelerà le sue bellezze, le sue verità, i suoi complicati nodi cruciali, fatti d’incertezze e giri a vuoto.
Chi può dire se l'estate è più vera e più bella?
Premessa
L’ordine con cui viene presentato questo piccolo “pseudo e personale” trattato sull’aikido, ha come specifico obiettivo, quello di esporre alcune tematiche inerenti la pratica marziale sulla base delle mie esperienze negli ultimi anni di aikidoka.
Il testo non ha nessun finalità esaustiva, la cronologia degli argomenti è a fini espositivi.
Il nocciolo del trattato ruota intorno alla dualità complementare di tecnica e randori: i paragrafi dedicati alla possibilità, alla distanza, al tempo e al centro sono introduttivi e necessari a esplicitare e spiegare alcune delle condizioni necessarie alla realizzazione di queste.
Non è nelle intenzioni, né nelle mie facoltà, rendere completa la trattazione, il criterio assunto è riportare le mie conoscenze, relative e limitate, come parte di un processo di crescita e di conoscenza dell'aikido.
L’OSSERVATORE NON PUÒ ESSERE SEPARATO DA CIÒ CHE OSSERVA.NESSUN OSSERVATORE, NESSUNA REALTÀ DA OSSERVARE
(K. HEISENBERG)
Le maturazioni
Sviluppi e acquisizioni
TORI-UKE: La possibilita'
Ciò che avviene nella pratica al dojo è, se vogliamo, una convenzione, codificata e presente ogni qualvolta due compagni o più si esercitano: io mi metto in guardia destra (migi hanmi), tu mi prendi il polso destro (katatedori) ed io eseguo la tecnica (esempio: shihonage).

Blue Haze Landscape
by Pencilsketches
Scraps ©2011-2018 Pencilsketches
Questa modalità o approccio di lavoro, può sembrare dai più critici una sorta di tacito “accordo”, per la riuscita di una tecnica. Niente di più sbagliato, sin dai suoi presupposti scettici: questa condizione o atteggiamento nella pratica è una forma “sine qua non”, necessaria alla crescita e alla conoscenza dei principi dell’aikido da parte di tutti i praticanti e di qualsiasi grado. Evitare infortuni ad uke, imparare a controllare le tecniche escludendo chiusure “brutali” e violente, considerare l’altro come mezzo e opportunità di crescita e apprendimento, la disponibilità ad armonizzarsi e a far esperire al compagno specifiche tecniche, crea un presupposto fondante nell’aikido: LA NASCITA DI UNA POSSIBILITA’. Soprattutto in presenza di praticanti marziali esperti o di persone oppositive, questa condizione risulta ancor più vera: se non voglio farti riuscire in una tecnica e so come ti muoverai, mi predisporrò a ostacolarti, costruirò una situazione rigida e goffa, dove il pericolo di farsi male è molto alto, solo per confutare la validità di una tecnica ed il valore del mio compagno di allenamento. Una collaborazione costruttiva al contrario, permette di aprire alla possibilità di apprendere, di provare e nel corso dello sviluppo delle proprie capacità, di affinare e trovarsi in situazioni meno controllate; per fare aikido bisogna entrare in relazione con l’altro, l’altro va percepito e ascoltato per poter trarre tutte le informazioni necessarie a rendere efficace il nostro bagaglio tecnico e la capacità di muoversi liberamente.
Quello che si va radicando è un atteggiamento che supera il concetto di conflitto con l’altro ed apre ad una dualità che cerca semplicemente di trovare sempre nuove vie di uscita, soluzioni creative che permettano all’aikidoka di mantenersi libero, di muoversi, di trasformare i conflitti e le aggressioni in relazioni non lesive o distruttive.
A questo proposito vorrei parlare di due elementi che caratterizzano questa maturazione ed il superamento di sé stessi: MUSHOTOKU e KOKORO.